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Turismo Competizione, alle origini dello Scorpione

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60 anni fa la Fiat-Abarth 850 fu il primo modello a fregiarsi della sigla TC (Turismo Competizione) che racchiudeva la capacità di Abarth di unire il comfort di un’auto da usare tutti i giorni con l’indole corsaiola.

Quest’anno si celebra il 60esimo anniversario della Fiat-Abarth 850 TC, la prima vettura dello Scorpione contrassegnata dalla sigla Turismo Competizione che svelava fin dal nome la sua doppia anima. Ogg le stesse denominazioni storiche, Turismo e Competizione, contraddistinguono le due versioni della nuova Abarth 595, l’icona dello Scorpione che incarna perfettamente le due anime del marchio: stile e prestazioni.

Le prestazioni adrenaliniche, il sound dello scarico, il design distintivo e il piacere di guida rimangono il segreto del successo delle piccole supercar Abarth che continuano a regalare grandi emozioni, in strada e in pista, proprio come la Fiat-Abarth 850 TC del 1961. Le odierne 595 Turismo e 595 Competizione evocano quindi, nel nome e nello spirito, una delle creazioni più famose di Carlo Abarth che 60 anni fa trasformò una tranquilla vettura di famiglia in una maneggevole, leggera e scattante belva da corsa che vinse numerose competizioni europee.

Gli Anni Sessanta erano quelli del boom economico, l’Italia era “motorizzata” da Fiat con le 500 e le 600. Da entrambe Carlo Abarth riuscì a ricavare maneggevoli auto prestazionali che strapazzano le concorrenti nei circuiti europei creando il mito dello Scorpione. Nel Febbraio 1961 realizzò una delle più fortunate trasformazioni della sua carriera: la Fiat-Abarth 850 TC. Partendo dalla Fiat 600 D, dotata di un 4 cilindri in linea di 767 cc e portandone l’alesaggio a 62,5 e la corsa a 69 mm, ne incrementò la cilindrata fino a 847 cc. Con i nuovi pistoni il rapporto di compressione salì a 9,2:1 e, grazie all’adozione di un nuovo asse a camme più spinto, un carburatore Solex da 32, un nuovo filtro dell’aria, un diverso albero motore e uno scarico adeguato all’impiego sportivo, il motore raggiungeva 52 CVi a 5800 giri/minuto. La vettura così trasformata raggiungeva i 140 km/h, e si rendeva necessario intervenire sull’impianto frenante nel quale i dischi prendono il posto dei tamburi alle ruote anteriori.

Inoltre, ben presto le 600 elaborate da Abarth cambiarono aspetto: sotto – e poi al posto – del paraurti anteriore comparvero i radiatori dell’olio e per raffreddare ulteriormente il motore sempre più potente il cofano posteriore era mantenuto in posizione sollevata grazie a delle staffe, prefigurazione di quello che diventerà lo spoiler posteriore, altra firma del vulcanico Abarth.

I successi in pista non tardarono ad arrivare, in particolare nelle gare di durata che mettevano in risalto le prestazioni dell’850 TC e delle sue ulteriori evoluzioni, come le 1000 fino alla Radiale, ma anche l’affidabilità del sapiente lavoro svolto dall’Abarth. Per avere un’idea basta menzionare la 500 Chilometri del Nürburgring. Per celebrarne l’impresa fu realizzata una serie speciale denominata Fiat Abarth 850 TC Nürburgring, seguita poco dopo da una nuova versione 850 TC Corsa/65 ancora più prestazionale. Oltre che per il palmares sportivo, l’Abarth 850 TC si fece apprezzare anche per l’eleganza degli interni dove trovò posto il cruscotto della Jaeger e il volante a tre razze in alluminio.

Dal punto di vista industriale, la realizzazione della 850 TC fu resa possibile grazie all’accordo con Fiat che prevedeva la produzione di alcune 600 D destinate espressamente alle officine Abarth di corso Marche a Torino, dove venivano elaborati.

La sigla TC non solo fu evocativa della capostipite 850 TC, ma in un secondo momento assunse un significato tecnico, come ad esempio sulla Abarth Ritmo TC 125. L’acronimo TC (che in questo caso voleva dire Twin Cam) indicava la distribuzione a doppio asse a camme in testa del motore.

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